Pubblico di seguito un vecchio racconto scritto e pubblicato sul blog 'La Lapide' nel lontano 2007, liberamente ispirato (quasi riscritto, in verità) dal celebre "Dialogo della Natura e di un Islandese", dalle Operette Morali del Leopardi, sul rapporto tra uomo e natura. Questo testo costituisce una valida dimostrazione del fatto che cinque anni fa scrivevo molto meglio di ora. ;)
Un americano, che aveva vagato per pianure e montagne e mari ed oceani, tanto che la memoria invano incespicava ancora nel tentativo di rimembrare quelle troppe terre vissute, passeggiando tranquillo per i verdi prati d’una foresta monda e pura, vide in lontananza un lago immerso tra le arboree fronde di quel mondo silvano. Dapprincipio fu colto da un senso di stupore misto a maraviglia, tanto era magnifico scorgere un luogo così surreale che sfavillava in quel bel bosco verde pastello, lungi dalla corruzione che in quell’epoca opprimeva le terre abitate dagli uomini.
Dunque il guardo lasciò il tempo all’agile corsa che in pochi soffi di vento portò l’americano alla sospirata destinazione. Ivi la vista poteva scrutare innumerevoli ruscelli scivolare dalle montagne donando le preziose acque al lago, ed un unico fiume defluire da quel magnifico specchio d’acqua: grande come le piazze delle capitali dell’est europeo, splendente come gli ori delle cattedrali dell’Europa centrale. Le luci abbacchiate del cielo terso si posavano attorno alle ombre degli alberi, riflessi a decine e centinaia sulle chiare acque dolci di una fresca serata di giugno. Paradisiaca pareva l’immagine dinanzi all’americano, il quale sorrise e si sedette per contemplare ancora un poco quel crespo spettacolo silenzioso.
D’un tratto parve che l’acqua iniziasse a muoversi e sbattersi nei pressi della riva, ad un respiro dall’americano, che si alzò di scatto. Vide scivolar fuori un corpo ignudo di donna, esile e scarna. Le dimensioni della minuta creatura rassicurarono l’impavido americano, che si limitò a contemplare i seni acerbi ed il volto impaurito di quell’essere bizzarro.
NATURA – Chi sei? Cosa ci fai qui?
AMERICANO – Sono un comune americano in cerca di nuovi stimoli, nuove terre da conoscere; vago alla ricerca di nuove scoperte e speranze da condividere.
NATURA – Come l’avvoltoio giunge subitamente addosso al cadavere morente, e senza niuna fatica lo fa suo cibo, tu hai dinanzi l’emblema di ciò che vai cercando.
AMERICANO – Come? Chi saresti, ragazza?
NATURA – Dinanzi a te solo Natura.